Consulenza legale e tributaria
Pubblichiamo di seguito un interessantissimo contributo, originariamente inserito su Facebook, dell’avv. Vincenzo Ferrò, del Foro di Napoli, proprio quello in cui è sorta l’iniziativa del referendum abrogativo:
“L’accanimento profuso da un Organo Istituzionale, quale quello dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, nei confronti di un Istituto legislativamente normato, non trova spiegazione tecnico – giuridica se non in un’ottica di illogico ed anacronistico, quanto improbabile, tentativo di restaurazione di uno status quo ante che mai potrà essere ripristinato o restaurato.
L’azione irruenta, compiuta dall’Avv. Francesco Caia, viene a collocarsi in un substrato socio – professionale che non può consentirgli e, di fatto, non gli consente, l’adozione di strumenti – legittimi in ogni caso – di contrasto ad una norma che, ad un anno dalla sua entrata in vigore, ha già attecchito nella coscienza e nella conoscenza dell’utente del diritto.
Probabilmente l’Avv. Francesco Caia, pervaso dal furor operandi, ha tenuto poco o punto conto di una circostanza fondamentale, quella della rappresentatività; ha probabilmente dimenticato di essere Organo di Rappresentanza, nella qualità di Presidente del COA di Napoli, di una NON sparuta minoranza, quella degli oppositori al D.Lgs. 28/2010, bensì di tutti gli Avvocati iscritti all’Albo;
ha dimenticato senz’altro che tantissimi Avvocati iscritti all’Albo di Napoli sono ANCHE Mediatori Professionisti;
ha dimenticato che non può assumersi, tout court, la rappresentanza universale dell’Avvocatura napoletana, errore già commesso da De Tilla nel proprio ambito, all’atto in cui ha, più e più volte, asserito che i 250.000 Avvocati italiani sono rappresentati dall’OUA.
L’Avv. Francesco Caia, inizialmente strenuo fautore della Mediazione, ha improvvisamente mutato radicalmente il proprio orientamento; perché?
Ciò che balza prioritariamente in mente, soprattutto alla luce dei ricordi dei corsi effettuati da ADR Concilmed, puntualmente ed entusiasticamente inaugurati dall’Avv. Francesco Caia (ne conservo gelosamente ed affettivamente i filmati), efficace ed esperto “introduttore” dei corsi stessi, è l’entusiasmo iniziale del Caia stesso, nei confronti dell’Istituto, entusiasmo che mal si attaglia con il nuovo corso, decisamente ed evidentemente revanscista, adottato da tutto il COA di Napoli, Caia in testa..
L’Avv. Francesco Caia, nella qualità di Presidente del COA di Napoli, NON DEVE dimenticare che:
1= E’ il “Presidente di tutti”, ovvero anche degli Avvocati che hanno acquisito la qualifica di Mediatori Professionisti che, credetemi, sono tanti;
2= Non può arrogarsi la facultas deliberandi sulle spalle dei propri iscritti, essendo il Presidente di un Organo Istituzionale;
3= NON DEVE MAI dimenticare quelle che sono le attribuzioni ex lege di un Organo periferico Istituzionale, quale un Consiglio forense territoriale e, conseguentemente, non può assumere iniziative motu proprio, esorbitanti le attribuzioni di propria competenza, derivante gli ope legis;
4= Deve ricordare che rappresenta ANCHE gli Avvocati Mediatori, meritevoli di tutela e NON già di abbandono e di plurireiterato discredito.
Queste motivazioni possono apparire campanilistiche, in quanto circoscritte al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, ma, riflettendo attentamente, l’azione svolta dall’Avv. Francesco Caia è destinata, per sua natura genetica, ad esorbitare dai confini territoriali per sfociare in un delta nazionale, legittimato da un, se pur sparuto rispetto alla globalità (2.000 Avvocati), ma legittimamente abilitato, Congresso che, forte di una minoranza pari allo 0,9% del totale, si è arrogato il diritto di decidere per 250.000 unità.
Si pone, quindi, un problema di rappresentanza.
1= Chi rappresenta l’OUA, guidato dall’urlante Maurizio De Tilla? Quali COA aderiscono all’OUA? E quanti Avvocati iscritti ai COA aderenti aderiscono all’OUA? Non è dato saperlo ai comuni mortali, ma tale fattispecie sarà oggetto di approfondite indagini.
2= Chi rappresenta la Cassa di Previdenza? TUTTI E NESSUNO, essendo per noi Avvocati obbligatoria l’iscrizione alla Cassa; si pone, pertanto, nella fattispecie congressuale, un ulteriore problema o questione di rappresentanza: era la Cassa legittimata ad esprimersi non essendo stata investita da un mandato elettivo della (uso un termine a me odioso) base?
3= Che ruolo ha il Cnf? Poteva, l’inquilino di Via Arenula, schierarsi pro o contro una norma dello Stato? A VOI la risposta!
Riteniamo che il nostro gruppo debba proseguire la propria azione non solo e non tanto (forse) orientandosi nel contrasto all’indizione del referendum abrogativo, ma deve ampliare i propri orizzonti, comprendere da dove effettivamente provengono gli attacchi e reagire con i mezzi che la Legge consente.
Caro…………, concordo pienamente con Voi allorquando tendete a minimizzare quelli che potranno essere gli effetti del referendum, sono consapevole del suo sicuro fallimento, ma riflettiamo; non è certamente il referendum che ci fa paura (a prescindere che a noi nulla fa paura e questo gruppo ne è la palese dimostrazione), ma dobbiamo valutare che la mozione istitutiva del referendum è stata approvata dal Congresso Forense, composto da 2.000 anime, esprimenti non so quanti, ma tanti COA, includenti 250.000 Avvocati, dotati di mezzi economici, mediatici, propagandistici, anche a livello Istituzionale (vedi CNF); ergo la loro capacità di orientare la pubblica pinione è notevole ed in ciò ha ragione …………., la cui azione, posta in parallelo alla nostra, è perfettamente condivisibile ed attuabile, anzi da attuare senz’altro.
Vi chiedo scusa, ma credo che la lotta contro il referendum debba essere perseguita ed implementata; solo così riusciremo a combattere il revanscismo restauratore ed affermare la validità riformistica che ci appartiene.
Vincenzo Ferrò”
Complimenti al Collega per la chiarezza della sua tesi e per la pacatezza con cui l’ha esposta.
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