L’esigenza di creare un Tribunale Internazionale per i crimini finanziari (dell’avv. Giovanni Cipollone)

Come è strana la vita! Oggi pomeriggio, mentre al CNF aspettavo di essere chiamato per un’udienza in cui assistevo un giovane e bravo Collega, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere l’avvocato Giovanni Cipollone, che non ha certamente bisogno di presentazioni.

Mentre chiaccheravamo, l’avv. Cipollone mi ha reso partecipe di un interessante articolo che aveva appena scritto. Da qui a chiedergli il permesso di pubblicarlo sul mio blog, il passo è stato immediato. Lo riporto quindi di seguito e ringrazio l’Autore per il suo contributo.

E’ auspicabile la creazione di un Tribunale Internazionale per punire condotte illecite in ambito economico-finanziario. Sono sempre i cittadini a pagare le conseguenze, alle volte anche drammatiche, se si avverano perduranti oscillazioni di borsa tendenti verso il basso. Ciò provoca disvalore dei titoli di Stato, di quelli azionari e bancari.

Il conseguente rallentamento dell’economia, con aumento della disoccupazione, comporta l’annullamento degli investimenti, l’aumento del debito pubblico, la riduzione dei servizi, l’erosione del risparmio e l’inesorabile, nonché spropositata pressione fiscale.

Ora, dopo tanti secoli bui che ci separano dalla barbarie, dopo tante conquiste spirituali e proclami che esaltano l’umana solidarietà, ci lascia increduli e sbigottiti l’apprendere che i perversi meccanismi ere hanno portato gran parte dell’umanità sul ciglio del baratro economico sia in buona misura da attribuirsi all’egoismo e all’ingordigia di pochi astuti individui, veri “signori del capitalismo” o ad opera di potenti organismi economici internazionali i quali, sfruttando la ottusa assolutizzazione delle leggi di mercato, riescono ad accaparrarsi le altrui risorse.

Valgano alcuni esempi. Accantonando principi e valori etici, basati sulla realizzazione del bene comune e sulla dignità umana, tali gruppi di potere finanziario, spesso coalizzandosi tra di loro, vendono allo scoperto, senza averne il possesso e senza ancora averli materialmente pagati, fondi tradizionali e altri titoli, scommettendo sul ribasso del loro valore, così alterando i parametri di mercato, nel’ ambito di una visione utilitaristica e consumistica della globalizzazione. Per non parlare della vicenda dei mutui subprime, che ha scadenzato l’inizio della crisi finanziaria del 2007, in cui grandi istituzioni finanziarie come la Goldman Sachs hanno dapprima consentito l’erogazione di mutui in misure normalmente improponibili (spesso prossime al 100% del valore del bene acquistato) ed a soggetti palesemente non in grado di ripagare le rate e successivamente hanno “rivenduto” questi stessi mutui ad altre banche, allargando così in modo incontrollato il successivo “crac” determinato dai prevedibili mancati pagamenti. E che dire dell’ultima vicenda venuta recentemente alla ribalta, in cui altri grandi istituti, come Barclays, sono risultati coinvolti nelle manipolazioni del tasso interbancario Libor, dal quale dipendono i tassi sui prestiti ai consumatori, mutui sulla casa e così via. E’ inoltre sconvolgente la notizia pubblicata da alcuni giornali circa l’inchiesta in corso da parte della magistratura di New York su un presunto riciclaggio di danaro sporco da parte di alcune banche europee, con implicazione, addirittura, della Deutsche Bank.

Forse aveva ragione Marx, quando nel prospettare i bisogni naturali e sociali dell’uomo e nell’idealizzare i sani principi che portano i popoli alla democrazia, auspicava una “perfettibile” condivisione di ricchezza sociale.

Di conseguenza, prima che sia troppo tardi, bisogna porre un freno allo sciacallaggio della speculazione finanziaria che offende gli interessi fondamentali della società. E’ però necessario preventivamente emanare leggi che stabiliscano norme di comportamento. Bisogna dare attuazione ad una nuova normativa e al nuovo ordinamento giudizio che identifichi i mezzi obiettivamente ed intrinsecamente illeciti in ambito economico ­ finanziario.

Appare quindi essenziale istituire un Tribunale Internazionale per i crimini finanziari, al fine di tutelare, sotto il profilo giuridico e sociale, i diritti relativi alla destinazione universale dei beni.

Gli organismi di vigilanza, in particolare americani, la SEC (la Consob americana) in primis, hanno ormai adottato la prassi di colpire queste aziende con misure pecuniarie di grande rilevanza e altrettanto rilevante impatto mediatico (spesso si parla anche di qualche centinaio di milioni di dollari). Rimangono però impuniti penalmente i responsabili diretti, gli amministratori delegati di queste grandi aziende e, conseguentemente, l’effetto deterrente delle sanzioni sta diventando sempre più ridotto, oltretutto considerando che sovente questi istituti riescono poi ia ribaltare il peso delle sanzioni sui loro stessi clienti. Gli effetti che le azioni dissennate di questi grandi istituti hanno ormai anche sull’economia reale, perfino di grandi nazioni, sono oggi tali che probabilmente non è più possibile consentire che siano organismi solo tecnici a giudicare e irrogare sanzioni.

L’esigenza di un Tribunale Internazionale che colpisca gli autori di illeciti finanziari appare come l’ultima spiaggia per tentare di salvare l’economia mondiale, riavvicinando l’etica al diritto.

Giovanni Cipollone

 

 

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