Consulenza legale e tributaria
Uno dei frutti avvelenati di questa estate 2013 è la previsione, per legge, del lavoro non retribuito.
La scorsa notte, alla Camera dei Deputati, le Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio, nel corso della discussione sul famoso “decreto del Fare”, approvando un emendamento proposto da parlamentari PD e 5 stelle, ha stabilito che, il primo incontro del procedimento di mediazione debba essere a carico dell’organismo di mediazione cui le parti si rivolgono.
La mediazione è un procedimento introdotto in Italia nel 2010 ma di matrice anglosassone, in cui un terzo soggetto imparziale tenta di mettere d’accordo le parti, consentendo loro di evitare il giudizio. L’adesione alla procedura comporta una serie di vantaggi, in termini di tempo e di denaro, oltre alla possibilità di recuperare il rapporto con la controparte, che spesso una sentenza pregiudica per sempre.
Con il decreto del Fare si sta tentando di porre rimedio ad alcune incongruenze rilevate dalla Corte Costituzionale nell’ottobre 2012, chiedendo al Parlamento di pronunciarsi, in sede di conversione, sull’opportunità che tale procedura debba essere condizione di procedibilità per accedere al giudizio.
La nuova versione, però, è un po’ più elaborata. Anziché prevedere l’obbligo di esperire tutta la procedura di mediazione, il decreto legge lo ha ridotto al solo primo incontro, durante il quale il mediatore, “verifica con le parti le possibilità di proseguire il tentativo di mediazione”.
Il mediatore, cioè, ha una sola possibilità: o riesce subito a convincere le parti a proseguire la mediazione, o non si fa nulla.
Orbene, questo incontro, in cui il mediatore deve applicare il 100% della sua scienza e capacità onde evitare che lo Stato italiano si sobbarchi i costi di un’altra causa, secondo la nuova norma approvata, dovrebbe essere completamente gratuito. A carico di colui il quale si propone l’obiettivo di mettere d’accordo la gente e di far risparmiare allo Stato, mediamente, 2.500 euro per ogni grado di giudizio.
La norma applicata renderebbe di fatto gratuito almeno il 75% del lavoro degli organismi di mediazione, così facendo fallire l’istituto. La previsione di un minimo compenso, invece, renderebbe sostenibile lo sforzo economico, consentendo poi ai mediatori di guadagnare dalle mediazioni che dovessero passare alla seconda fase. D’altra parte, tali spese già adesso sarebbero coperte da un credito d’imposta. Basterebbe consentire una detrazione immediata dal contributo unificato del successivo giudizio, in caso di fallimento al primo incontro, per ottenere una sostanziale gratuità per la parte proponente.
Questa è una scommessa che la 156° giustizia del mondo non può perdere. E non si comincia col piede giusto se s’impedisce alla gente non dico di guadagnare, ma almeno di rientrare nelle spese. Oltre ad essere, evidentemente, contrario all’art. 36 della nostra Costituzione.
Bisogna investire su queste ADR e sulla professionalità di chi è chiamato a gestirle, solo così si potrà creare un’alternativa seria e praticabile al giudizio statale. Si spera che nel prosieguo dell’iter parlamentare il Governo possa intervenire per porre rimedio.
(Altalex, 18 luglio 2013. Articolo di Dante Leonardi)
Addio mediazione! In tal modo sarà una formalità…per avere il verbale negativo. Perchè non propongono anche la gratuità dell’ attività del parlamentare?
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Con questo pasticcio all’italiana la mediazione sparira’ e saranno sempre loro i padroni.
Loro chi???
Non penso che la gratuità del primo incontro comporterà automaticamente il fallimento dell’attività di mediazione.
Se il mediatore, durante questo primo incontro, si dimostrerà persuasivo e capace di convincere le parti sulla effettiva bontà e gli effettivi vantaggi della mediazione (doti necessarie ad ogni buon mediatore), puntando efficacemente e in modo particolare sul risparmio di tempi e costi rispetto ad un giudizio in Tribunale, gli avvocati detrattori saranno messi spalle al muro perchè l’iter di mediazione si metterà in moto. Insomma, in questi 4 anni di futura applicazione dell’istituto, sono convinto che la volontà delle parti e il loro consenso a cercare una soluzione conciliativa sapranno azzerare le dissennate pretese personalistiche della cd. lobby dei detrattori e sapranno conferire dignità al ruolo di mediatore, riconoscendone la competenza professionale.
Se il testo rimane questo qui.. mediatori e Avvocati tutti mediatori di diritto in gran parte coincideranno mi sa …. detrattori o non detrattori
Se questo assurdo emendamento passa, fra due anni potranno monitorare solo il fallimento della mediazione e fra 4 stappare lo spumante e dire…lo avevo detto che la mediazione non serve a niente!
Certo, ci mettono tutti in condizione di non lavorare e soprattutto così concertata la mediazione, ti fanno passare anche la voglia di migliorarti e di continuare ad investire nella tua formazione.
Direi che la Cancellieri aveva ragione a dire che gli avvocati frenano le riforme!!!
Esatto, gli avvocati frenano le riforme, o meglio, gli avvocati contrari alla mediazione. Emendamenti come questo ne sono la prova; inoltre, ritengo che la previsione della gratuità del primo incontro abbia profili di incostituzionalità.
Un fatto però è chiaro: la lobby dei detrattori – pur rumorosa e potente – è ormai circondata da chi, invece, la pensa favorevolmente sulla mediazione (governo, magistratura, mondo imprenditoriale, professionisti di vari settori e gli stessi cittadini che ne stanno capendo l’utilità). Una minoranza resistente contro una maggioranza sempre più ampia, che sa cogliere i vantaggi di questo istituto specialmente in un difficile momento storico come quello attuale.
Pertanto, i detrattori, in questo dissennato braccio di ferro che stanno portando avanti, hanno in verità tutto da perdere.
Premesso che il testo della Cancellieri a me stava bene, temo che invece sia incostituzionale una norma che preveda un tentativo obbligatorio ed oneroso di conciliazione La Corte lo ha lasciato intendere molto chiaramente. Ergo lo si deve prevedere come gratuito o giù di lì altrimenti ricadiamo nell’incostituzionalità, ma se così è i margini di guadagno sono stretti davvero… come avevo detto sin da subito e come volevasi dimostrare.
Parlare di “gratuità del primo incontro di mediazione” per le parti mi sembra decisamente fuorviante.
Non dimentichiamoci che per le controversie per cui la mediazione è condizione di procedibilità diventa obbligatoria l’assistenza dell’avvocato. Un’occhiata alle tariffe forensi (attività stragiudiziale) basta per capire che all’utente presentare un’istanza di mediazione e partecipare al primo incontro costerà facilmente 500 euro, non coperti dal credito d’imposta.
Ma la cosa più grave è che, ora come ora, questo esborso non è neppure coperto dal fondo di giustizia per gli aventi diritto al patrocinio a carico dello stato: quindi, se io ho diritto al “gratuito patrocinio”, non posso permettermi di pagare un avvocato e devo far valere un mio diritto nelle materie c.d. “obbligatorie”, mentre prima potevo sempre presentarmi in mediazione gratuitamente e senza avvocato, non trovare un accordo e quindi andare in Tribunale, con la nuova normativa non posso accedere alla giustizia semplicemente perché non posso permettermi di pagare le spese, oggi obbligatorie, della mediazione.
Immagino che, da domani, le associazioni forensi, compatte, inizino una protesta perché venga sancita, per legge, anche la gratuità dell’assistenza obbligatoria dell’avvocato in caso di mancato accordo al primo incontro di mediazione.
Di certo quelle benemerite aggregazioni di assertori dei diritti del popolo non potranno chiedere niente di meno.
O, piuttosto, proporranno una modifica all’art. 24 della Costituzione:
alla frase
“Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”
si aggiungano le parole
“purché possano permettersi di pagare un avvocato”;
alla frase
“La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”
si aggiungano le parole
“purché che si abbiano le risorse per pagare un avvocato”;
alla frase:
“Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”
si aggiungano le parole
“tranne per le materie per le quali la mediazione è condizione di procedibilità, perché i soldoni per l’avvocato sono inviolabili”.
Viva l’Italia.