Anche per il CSM è positivo il ritorno alla mediazione obbligatoria

Un’altra voce, veramente importante, a favore della mediazione e della condizione di procedibilità. Ci chiediamo, a questo punto, il perchè di assurdi tentativi di modifica proposti in questi giorni. Le uniche modifiche che chi dice di parlare a nome dei cittadini avrebbe dovuto proporre, riguardavano la qualità dei requisiti dei mediatori e del livello della formazione. Non lo ha fatto, proponendo invece fantasiose soluzioni come le Camere Arbitrali, da far gestire ai soliti noti, e 2.000 avvocati (scelti chissà come e messi  far chissà cosa), per “gestire l’arretrato”. Speriamo che qualcuno apra finalmente gli occhi, invece di offendere i mediatori.

Qui si può trovare il parere, “incondizionatamente positivo”: http://www.csm.it/PDFDinamici/130711_6.pdf

Da http://www.vocealta.it/giustizia-quotidiana/2572-csm-positivo-il-ritorno-alla-mediazione-obbligatoria

Una scelta «ragionevole e condivisibile» quella del legislatore, di «insistere» per l’introduzione dell’istituto della mediazione obbligatoria nella giustizia civile. A sottolinearlo eè la sesta Commissione del Csm, nel parere sulle misure in materia di giustizia contenute nel decreto ‘del fare’. Il documento è stato approvato oggi in Commissione e domani sarà portato con procedura d’urgenza in plenum. Da parte del Csm viene espresso un «giudizio incondizionatamente favorevole sulla scelta di fondo assunta dal legislatore».

Il decreto legge in esame, «sostanzialmente ripristina l’istituto della mediazione obbligatoria reintroducendo, pur con alcune innovazioni – si legge nel parere – le disposizioni normative venute meno» a seguito di bocciatura «per eccesso di delega» da parte della Consulta. «Bisogna prendere atto – rileva la sesta Commissione di Palazzo dei Marescialli – che, per il limitato periodo in cui ha avuto efficacia, la mediazione obbligatoria è apparsa produrre risultati non irrilevanti». Tra il 21 marzo 2011 e il 20 giugno 2012, infatti, «si è registrata una non elevata partecipazione alla procedura delle parti (nel 64,2% dei casi la parte convenuta non si è presentata davanti al mediatore)», ma «quando tale partecipazione si è verificata, nel 46,4% delle ipotesi è stato raggiunto l’accordo che ha evitato il procedimento contenzioso». I dati, dunque, secondo il Csm, «paiono dimostrare che esiste una radicata diffidenza da parte dei cittadini» nei confronti della mediazione, ma «il fatto che quasi la metà dei casi sottoposti a mediazione sia intervenuto un accordo stragiudiziale dimostra che le resistenze culturali sono frutto di una percezione errata e comunque superabile».

Per Palazzo dei Marescialli, in tale quadro, non è «implausibile ritenere che, a regime» la mediazione «possa divenire una forma di definizione del contenzioso concreta e generalmente praticata, capace di fornire un indispensabile contributo di funzionalità e di effettività al sistema giudiziario civile»: uno «strumento importante» per la «trasformazione» della giustizia civile «al fine di renderla – si sottolinea nel parere – più flessibile e più attenta alle caratteristiche del caso concreto».

La mediazione «ha il pregio di consentire la continuazione dei rapporti tra le parti e, pertanto, evita quel clima di agone proprio del ricorso alla giurisdizione che determina inevitabilmente la conflittualità»: si tratta dunque, conclude la sesta Commissione, di «un cambiamento di prospettiva culturale prima ancora che tecnico-giuridica, essenziale al fine di provocare una inversione di tendenza rispetto al progressivo esponenziale aumento del carico di lavoro degli uffici giudiziari civili, sollecitato anche in sede europea».

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