I Saggi riabilitano la Mediazione Civile e Commerciale

(di Paolo F. Cuzzola) – Dopo mesi  di colpevole silenzio da parte del Ministero della Giustizia, dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 272 del 2012 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale, per eccesso di delega, della c.d. condizione di procedibilità della mediazione civile e commerciale così come introdotta dal d.lgs. 28/2010 c’è voluta la relazione dei 10 saggi nominati dal Presidente della Repubblica per riabilitare un istituto, che fin dalla sua introduzione nel nostro sistema giudiziario, è stato ferocemente boicottato da tutte quelle categorie che al contrario ne avrebbero tratto i maggiori vantaggi (Avvocati, Banche, Assicurazioni, Associazioni dei Consumatori).

Al punto 26 del documento consegnato al Presidente dai saggi al termine dei lavori si legge : “Per la giustizia civile si propone: a) l’instaurazione effettiva di sistemi alternativi (non giudiziari) di risoluzione delle controversie, specie di minore entità, anche attraverso la previsione di forme obbligatorie di mediazione (non escluse dalla recente pronuncia della Corte costituzionale –sent. n. 272 del 2012 – che ha dichiarato illegittima una disposizione di decreto legislativo che disponeva in questo senso, ma solo per carenza di delega); questi sistemi dovrebbero essere accompagnati da effettivi incentivi per le parti e da adeguate garanzie di competenza, di imparzialità e di controllo degli organi della mediazione; b) il potenziamento delle strutture giudiziarie soprattutto per quanto attiene al personale amministrativo e paragiudiziario, sgravando i magistrati da compiti di giustizia “minore”; c) la istituzione del c.d. ufficio del processo; d) il potenziamento delle banche dati e della informatizzazione degli uffici; e) l’adozione in tutti gli uffici delle “buone pratiche” messe in atto da quelli più efficienti; f) la revisione in un quadro unitario dell’ordinamento, del reclutamento e della formazione dei giudici di pace e degli altri magistrati onorari, anche al fine di ampliarne le funzioni”.
Quanto espresso dai saggi fa ben sperare che il prossimo governo, di qualsiasi connotazione sia, promulghi una nuova legge sulle procedure A.D.R. dove la mediazione civile e commerciale sia il fulcro di una riforma della giustizia, che ormai si ravvisa come inevitabile se non si vuole evitare il de profundis della giustizia civile italiana che continua a sprofondare nella classifica  Doing Business.
Ovviamente la notizia ha riaperto la diatriba tra i sostenitori e i detrattori dell’istituto, i primi hanno salutato con entusiasmo la relazione che vede riaccendere il lumicino della speranza che presto si possa tornare a svolgere un servizio per il cittadino,  servizio che  non ha potuto esprimere  tutte le sue potenzialità.
Per contro i detrattori con i capo l’O.U.A. (Organismo Unitaria dell’Avvocatura) con un comunicato stampa del 12 Aprile 2013  rappresentano la contrarietà “al ritorno all’obbligatorietà della mediazione, già bocciata dalla Consulta e non in linea con le indicazioni dell’Unione europea”.
Sinceramente, si è  stufi di questa “guerra santa” che da due anni a questa parte i vertici dell’O.U.A., hanno intrapreso nei confronti della mediazione civile e commerciale!
Si sperava che con il ricambio di governance avvenuto si potesse parlare in maniera serena di mediazione, invece ci accorgiamo che gli attuali vertici sono più sordi dei precedenti, anche se è difficile da credere.
Si riteneva, a torto, che e la battaglia portata avanti dall’Oua contro la mediazione si limitasse alla  condizione di procedibilità che la stessa rappresentava per le controversie vertenti sulle materie elencate all’art. 5 del d.lgs 28/2010, che, vorrei ricordare al neo Presidente,  è stato poi dichiarato illegittimo (seppure per solo eccesso di delega) con sentenza del 24 ottobre 2012.
Pertanto, questa  ulteriore alzata di scudi  sembra un inutile accanimento contro un istituto “depotenziato” e lascia a dir poco perplessi anche alla luce incontestabile del fatto che non sembrava affatto che l’avvocatura fosse contraria alla mediazione in quanto tale, perché, diversamente, non avrebbe istituito presso ogni tribunale un proprio organismo di mediazione, come, invece, ha fatto.
Non solo, non deve dimenticare il collega che moltissimi avvocati, non solo apprezzano l’istituto, ma con esso ci lavorano come mediatori e come formatori, e che più del 90% dei mediatori sono avvocati, così come si evince dai dati statistici pubblicati dal ministero della giustizia. Come detto, poi, ricordiamo che l’OUA è ben lungi dal rappresentare tutta la categoria.
Pertanto, prima di lanciarsi in dichiarazioni bellicose contro la mediazione, farebbe bene a guardarsi intorno e raccogliere le opinioni di tutte la parti che compongono la classe forense, anche di quelle che vedono nella mediazione un’alternativa moderna alla giustizia statale, espressione del principio di sussidiarietà applicato alla sua amministrazione. Proprio come vorrebbe l’Europa!
Si faccia convinta l’Oua che molti avvocati non credono più ad una visione esclusivamente “tribunale centrica” dell’art. 24 della Costituzione, nell’illusione che il ricorso al giudice sia l’unica soluzione per porre rimedio alle controversie”[1], (Dr. Michele Vietti – relazione anno giudiziario anno 2012) ma crede che “La pretesa di far passare dal processo il contenzioso più alto d’Europa produce l’ingolfamento del sistema e dilaziona o addirittura non consente la risposta di giustizia. Nel settore civile ciò significa percorrere con maggior coraggio forme di risoluzione alternativa delle controversie: mediazione, tentativo di … conciliazione, arbitrato, anche interno a settori economici o sociali quale esemplarmente va strutturandosi nel sistema bancario e finanziario (ABF)”[2] (ibidem)
Non solo, una parte dell’avvocatura, a cui appartengono gli avvocati- mediatori,  si augura che tutti gli operatori della giustizia lavorino e si impegnino per trovare soluzioni valide che portino il nostro Paese ad una posizione più dignitosa nella classifica “ Doing Business 2013” per la durata dei processi che oggi ci vede al 160 posto dopo L’Iraq e prima dell’Affganistan,  due posti ancora più sotto di due anni fa’( sic!).
Un Organismo Unitario dell’Avvocatura degno di rappresentare la classe forense “non può non comprendere appieno l’importanza che riveste il funzionamento della giustizia per la crescita economica del nostro Paese”[3](Dr. Leonardo D’Urso , Un’Agenda Politica economica per la giustizia n.d.r.) e quanto  ormai siano urgenti e indifferibili  le misure da attuare immediatamente  per renderlo competitivo.
Lo stesso Presidente della Corte di cassazione Dr. Ernesto Lupo ci ammonisce che “la giurisdizione è una risorsa limitata, delicata, costosa e preziosa e va riservata a garanzia di beni fondamentali affidando gli altri beni a valide e diverse forme alternative di tutela”.[4]
Se non si comprende appieno questo e non si coglie la gravità della situazione in cui versa il nostro sistema Giustizia, non troveremo mai nessuna soluzione valida ai nostri annosi problemi. Continueremo ad essere posizionati nei posti più bassi delle classifiche mondiali e continueremo ad essere considerati dal resto del mondo  un piccolo Paese, vecchio e antiquato, chiuso in se stesso, rappresentato da soggetti  che impostano la loro politica con miope visione, giusto per tutelare gli interessi  di pochi a donno degli interessi di molti.
Forse l’O.U.A. avrebbe fatto meglio e farebbe meglio ora a concentrare i suoi sforzi per evitare l’approvazione, prima, e per migliorare ora una legge di riforma della professione penalizzante per i giovani e favorevole solo ai grandi Studi.

Avv. Paolo F. Cuzzola
Presidente del Comitato ADR & Mediazione

www.comitatoadrmediazione.it

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