Qualcuno pensa che gli avvocati sono delle “p……”?

Mi scuso vivamente con i Colleghi e le Colleghe per il titolo volutamente forte, ma la frase ovviamente non è mia e mi ha colpito come una martellata. L’argomento è forte, ma secondo me è necessario parlarne per comprendere cosa i cittadini – almeno alcuni – pensano di noi e per un forte spunto di riflessione.

Prendo spunto da una conversazione con un caro amico, professionista dalle altissime qualità personali e lavorative, di grande cultura, avvenuta a cena qualche giorno fa.

La discussione è nata dalla notizia dell’avvenuta udienza, presso il Tribunale di Roma, tra un notissimo ex calciatore e la moglie, peraltro nemmeno relativa alla separazione, ma alla richiesta di restituzione di alcuni beni. Premetto che, non conoscendo i dettagli, ed essendo i due assistiti da bravissimi colleghi, non mi permetterei mai di esprimermi in merito.

Quello che mi interessa sottolineare è il pensiero del mio amico, che ripeto è persona degna della massima stima, personale e professionale, per quanto si impegna nel lavoro, per la sua bellissima famiglia e per tutto ciò che è riuscito a costruire da quando lavora, cioè da ormai oltre 30 anni, essendosi laureato molto velocemente e con un voto altissimo.

Ebbene, riferendosi al caso in esame, ma chiarendo che il suo è un riferimento generale, ha espresso un pensiero molto forte, pronunciando quel termine sgradevole. In sostanza, secondo lui e non riferendosi al caso in particolare, gli avvocati spesso preferiscono tirare avanti delle cause – sostanzialmente inutili – per anni, anziché trovare rapidamente un accordo, perché in questo modo guadagnerebbero di più, anche se sanno che in realtà non stanno facendo gli interessi dei loro assistiti.

Ho cercato disperatamente di spiegargli che questo non è vero, anche perché sappiamo tutti che ormai non è come una volta, quando si potevano chiedere svariati acconti durante una causa. Anche perché, ho cercato di ribadire, un cliente che avrà ottenuto un risultato, in tempi rapidi, sarà molto più portato a versare gli onorari dovuti (peraltro, per la fase della mediazione, notevolmente aumentati dai nuovi parametri), ma lui ha insistito.

E’ possibile che ancora, al giorno d’oggi, vi siano Colleghi che la pensano come il mio amico sostiene? Che non comprendono che gli interessi dell’assistito sono sopra a tutto, e che ormai la fase della lite a tutti a costi non porta alcun vantaggio? Mi è venuto in mente, in effetti, un notissimo Collega che, durante le pause di una complicata mediazione, continuava a ripetermi (senza farsi sentire dalla sua assistita) che lui non voleva fare alcun accordo, pur rendendosi conto della posizione debole della sua cliente, perchè la causa era per lui più conveniente. Ma cosa succederà quando si arriverà a sentenza? Verrà utilizzata la solita scusa del giudice che non ha letto le carte o che non le ha capite?

Personalmente, non voglio più sentire queste offese. Vorrei che nessuno pensasse della mia amata categoria cose così brutte a causa di atteggiamenti di pochi, ma dannosi per tutti. E’ assolutamente indispensabile, come ho imparato in 25 anni di professione, capire che la via dell’accordo, della pacificazione, è quasi sempre l’unica percorribile, in qualsiasi materia, a meno di rarissimi casi che debbono essere decisi da un Giudice (e anche su questo ci sarebbe molto da dire). La negoziazione (diretta ma soprattutto attraverso la mediazione) è l’unica pratica che porta a creare valore, e non a distruggere. E questo, per tornare in argomento, porterà anche ad un rispetto maggiore per l’avvocato che, come dice anche la Suprema Corte, deve capire che la nuova figura dell’avvocato negoziatore, con le sue nuove competenze, può solo portare a risultati migliori per tutti. Anche per chi, giustamente, deve essere pagato: perché un assistito soddisfatto lo farà più volentieri, e in caso di necessità (non solo per una lite, ma anche per prevenirla) sarà più portato a rivolgersi a chi gli ha risolto rapidamente un problema. Ed è l’unico modo per non far più pensare a nessuno cose orribili come quella detta dal mio amico.

8 commenti su “Qualcuno pensa che gli avvocati sono delle “p……”?

  1. Grazie Luca per aver posto il problema, e averlo espresso a voce alta. Purtroppo ritengo che ci siano ancora tanti colleghi che preferiscano il giudizio perchè ciò porta un vantagio economico, e tanti altri che non si rendano conto affatto del grande potenziale del ” arrivare ad un accordo”, ancor di più quando si tratta di rapporti commerciali.

  2. Se, palesemente, ho ragione, perché devo ricorrere ad un avvocato e pagare parcelle esorbitanti per far valere i miei diritti? Se l’impresa edile sbaglia il tetto e ci sono infiltrazioni, perché devo pagare 1500 euro solo per un paio di lettere inutili? Il tetto è ancora nella stessa situazione. Perché? Spendo più in avvocati che nei lavori di ripristino.

    • Buongiorno, capisco il suo dispiacere, ma mi sembra che abbia le idee un po’ confuse. Nessuno le proibisce di provare a recuperare il suo credito personalmente, senza ricorrere a un avvocato. Se ci riesce, tanto meglio. Ma, a parte questo, se lei ha “palesemente ragione”, è chiaro che la parcella del suo legale deve essere addebitato ha chi “ha torto’. Infine, mi spiace molto per lei e per tutti quelli come lei, ma il lavoro si paga. Sempre.

      • L’onorario deve essere proporzionato all’impegno, capacità e sopprattutto efficacia. Deve, inoltre essere dato sempre un preventivo al cliente. La legge italiana non permette di fare causa senza avvocato. Due lettere, la cui efficacia è nulla, devono costare molto meno. Il lavoro si paga sempre, ma io, non prendo 500 euro l’ora

      • Direi che le sue considerazioni sono assolutamente ovvie. Per il resto, non mi sembra che abbia parlato di cause ma di lettere. Infine, non siamo a New York e nessun avvocato italiano chiede 500 euro l’ora. Ripeto: se ha le competenze per scrivere queste “due lettere” lo faccia pure. In alternativa, prenda la laurea, faccia la pratica, superi l’esame e studi ogni giorno le fantasiose riforme del nostro legislatore. In mancanza, rispetti il lavoro altrui.

      • Se le mie considerazioni sono ovvie, le parcelle devono essere molto più basse. Anche io ho la laurea, in materie scientifiche, anche io ho passato un concorso, anche io ho studiato e mi aggiorno, ma non guadagno cifre di questo tipo. La sua risposta spocchiosa è tipica della categoria di cui fa parte. Io rispetto il lavoro altrui, gli avvocati facciano altrettanto, chiedendo onorari più adeguati allo stipendio medio italiano

      • Qui di spocchioso c’è solo il suo tentativo di non pagare. In base a quale criterio dovrebbero essere più basse? Di quanto? Sa che c’è un Decreto Ministeriale che stabilisce le tariffe? Sa che c’è anche la possibilità di chiedere più preventivi?

      • Io ho già pagato. La sua pretesa è quella di riconoscere la tariffa adeguata. Non è adeguata. Non è servito a niente, se non rimetterci altri soldi. Se il decreto ministeriale stabilisce le tariffe non è detto che sua giusto. Nel corso di giurisprudenza dovrebbero mettere un esame di matematica finanziaria. Lei invece dovrebbe essere più rispettoso nei confronti delle persone che, oltre al danno, hanno anche la beffa di pagare parcelle ad avvocati, la cui avidità è stabilita da decreto ministeriale. Per concludere, la avviso che non risponderò più, le lascio l’ultima parola. A conferma della sua spocchia

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