vietti mediazione
Mediazione: il 16 gennaio un convegno alla Camera con il Ministro
Il 16 gennaio si terrà, presso la Camera dei Deputati, sala del Cenacolo, un importante convegno dal nome “La Mediazione in Europa e in Italia”.
Interverranno il Ministro Annamaria Cancellieri, Giuseppe De Palo, Presidente di Adr Center, Giorgio Santacroce, Primo Presidente della Corte di Cassazione, Cecilia Wikstrom, Componente della Commissione giuridica del Parlamento europeo, Guido Alpa, Presidente del Consiglio Nazionale Forense e Michele Vietti, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Di seguito, il programma completo:
Introduzione
Annamaria CANCELLIERI – Ministro della Giustizia
La mediazione negli Stati Membri: dove funziona, e perché
Giuseppe DE PALO – Presidente di ADR Center e coordinatore dello studio del Parlamento europeo sull’attuazione della Direttiva in materia di mediazione
Per una “equilibrata relazione” tra mediazione e processo dell’Unione Europea
Cecilia WIKSTRÖM – Componente della Commissione giuridica del Parlamento europeo
Il ruolo della mediazione nel sistema giudiziario italiano
Giorgio SANTACROCE – Primo Presidente della Corte di Cassazione
La mediazione e le altre forme di risoluzione non giudiziaria delle controversie
Guido ALPA – Presidente del Consiglio Nazionale Forense
Conclusioni
Michele VIETTI – Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Per richiedere di partecipare: http://www.giustizia.it/resources/cms/documents/convegno16gen2014_invito.pdf
Giustizia: Vietti, bene ripristino obbligatorieta’ mediazione
(ASCA) – Roma, 18 giu – Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, vede con favore la proposta di ripristino dell’obbligatorieta’ della mediazione formulata dal governo, come una delle chiavi fondamentali per ridurre la domanda di giustizia. Dopo aver osservato che ”la presenza nel governo di forze contrapposte possa garantire una convergenza fattiva, di fatti e non di parole” sul tema della giustizia, Vietti ha aggiunto che a sua opinione ”bisogna ripartire da una riduzione della domanda di giustizia, trovando anche soluzioni non ‘tribunalocentriche’. Il ripristino dell’obbligatorieta’ della mediazione – ha concluso – credo vada in questa direzione”. njb/mau
Michele Vietti, “Resto convinto che l’unico modo efficace per la mediazione sia quello di prevedere l’obbligatorietà”
Dopo il successo di La Fatica dei giusti, con Facciamo giustizia (Università Bocconi Editore / Egea) Michele Vietti ritorna sulle priorità della giustizia italiana con un decalogo operativo che offre gli spunti per un ampio progetto di riforma. Consigliamo a tutti gli operatori della giustizia la lettura di questo interessante saggio. Pubblichiamo uno stralcio del paragrafo: “Mediazione volontaria o obbligatoria? Una partenza in salita”.
<<La citata pronuncia della Corte costituzionale inciderà senza dubbio sull’effettivo utilizzo dell’istituto. Personalmente ero e resto convinto che l’unico modo realmente efficace per indurre i cittadini ad utilizzare lo strumento sia quello.di prevederne l’obbligatorietà. Siamo infatti un curioso paese: vediamo nei tribunali l’unica via di risoluzione delle controversie meritevole di fiducia, salvo poi lamentarci quando la risposta arriva in ritardo e magari, dopo avere scalato tutti i gradi della giurisdizione, dichiararci insoddisfatti del risultato ottenuto. Con un simile atteggiamento culturale è difficile pensare che gli strumenti alternativi, se non sono obbligatori, possano avere un qualche successo. Lo dimostra il fatto che le Adr esistono già a livello volontario da decenni – penso alle camere arbitrali istituite da vari consigli dell’Ordine degli avvocati – ma, ad eccezione di settori molto specialistici, non hanno fornito una risposta quantitativamente rilevante.
Nel periodo in cui è stata applicata, prima dell’in tervento della Consulta, la media-conciliazione obbligatoria ha dato risultati incoraggianti. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2011 si è regi strato un calo del 30% delle iscrizioni a ruolo per le materie oggetto della media-conciliazione, con una partecipazione delle parti che è andata crescendo dal 28 sino al 35% del totale. Verosimilmente, l’obbligo avrebbe rappresentato, almeno in una prima fase, un efficace strumento ”educativo” – mi si passi l’espressione – per costruire nell’opinione pubblica e anche tra i professionisti del diritto una mentalità aperta alle alternative processuali; una sorta di bastone in attesa della carota, degli incentivi specifici a favore di questa soluzione, nonché dei suoi vantaggi impliciti quali sarebbero emersi dall’esperienza concreta. Credo, in sostanza, che il legislatore debba tornare sull’argomento e, senza infrangere alcuna prescrizione della Corte, riproporre l’obbligo con un diverso e più adeguato veicolo legislativo.
Da un punto di vista teorico, tuttavia, anche aver reso facoltativa la media-conciliazione non la svuota di importanza, ma la riporta coerentemente nell’alveo di quel «diritto mite – per dirla con Zagrebelsky- nel quale continua a scorrere. Le Adr sono uno di quei campi dell’agire giuridico che meglio esprimono tale concetto, nel quale la lex, intesa come atto di imperio dotato di forza cogente (nel nostro caso, la sentenza), cede il passo allo ius, ovvero ad una norma la cui giuridicità è data dal fatto di promanare da un’autorità legittimata dal consenso unanime delle parti. Questo vale per la giurisdizione, la cui credibilità ed efficacia riposano anche, se non soprattutto, sull’autorevolezza del giudice che è chiamato a dirimere la controversia; ma a maggior ragione vale per tutti gli atti in cui la volontà e l’accordo delle parti hanno un valore fondante e costituiscono il presupposto diretto della legittimazione dei decisori, collaborando così, in altre forme, all’amministrazione della giurisdizione civile. Il modello vincente di risoluzione alternativa delle controversie ha quindi certamente dalla sua parte il fattore decisivo della specializzazione, ma è altrettanto importante considerare che solo con una preparazione tecnica ed una capacità di persuasione adeguata al livello di contenzioso trattato i mediatori potranno guadagnarsi quella autorevolezza che sarà un fattore decisivo per il successo dell’istituto.
Perciò l’obbligatorietà da sola non basta. Come e più di altri istituti giuridici, la media-conciliazione richiede, per essere efficace, la motivazione delle par ti che vi ricorrono, per non diventare un rito vuoto di significato a cui ci si sottopone senza convinzione in attesa di passare alla fase successiva, quella in cui si decide “davvero”. Pertanto, in questo senso, la decisione della Corte costituzionale può – nelle more dell’auspicato intenvento ripristinatorio anche diventare un opportunità per l’istituto: la libertà alza la sfida imponendo di sostituire alla cogenza l’adesione volontaria e dunque, più concretamente la reale convenienza. Imponendo di avere dei soggetti giudicanti all’altezza del ruolo che svolgono, che certamente più vicino a quello del giudice che a quello del funzionario amministrativo.
Imponendo, in sintesi, di rendere la media-conciliazione molto più “attraente” ed effettivamente vantaggiosa per le parti che devono regolare la loro lite rispetto alla tradizionale via giurisdizionale. E, a fronte di un sistema al collasso come quello processuale civile, recuperare questo vantaggio in termini di semplicità procedurale, costi e durata (in base ai dati di Unioncamere il tempo medio per la risoluzione di una controversia in sede di conciliazione è di 47 giorni a fronte dei 4 mesi previsti dei quattro mesi previsti dalla legge come durata massima!) non dovrebbe essere difficile.
In questa missione di cambiamento culturale il ruolo dei professionisti e l’impegno che riterranno di dedicare alla mediazione può essere fondamentale. Anche qui forse è necessario un salto culturale con il quale le Adr non siano più viste come il “nemico” da osteggiare per interessi particolaristici, ma come una nuova opportunità di sviluppo della professione, secondo un modello di giurisdizione più moderno, al passo con le richieste sempre più pressanti che vengono dal mondo dell’economia. Del resto la breve vita della media-conciliazione obbligatoria, in significativa controtendenza con le polemiche della fase di promolgazione della nuova normativa, ha evidenziato una consistente partecipazione degli avvocati alla fase di discussione della proposta conciliativa. A questa collaborazione occorre fare appello per la buona riuscita di uno strumento che diventi un punto di partenza importante per invertire la tendenza nella gestione del contenzioso civile nel nostro paese.>>
Per il Vicepresidente del CSM Vietti l’obbligatorietà della mediazione e’ un principio da non abbandonare
DA MONDOADR (WWW.MONDOADR.IT)
Nel suo discorso in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario anche il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura , Michele Vietti, richiama all’importanza della mediazione, ricordando: <<Nell’ottica di assicurare efficaci strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, capaci di deflazionare l’insostenibile domanda di giustizia ordinaria, l’obbligatorietà della mediazione e’ un principio da non abbandonare, pur nel rispetto della pronuncia della Corte costituzionale. Il ricorso alla giustizia togata non può essere l’unica via di risoluzione del contenzioso: in paesi altrettanto civili l’attività di conciliazione stragiudiziale assorbe gran parte del ceto forense, con risultati appaganti sia per lo Stato, sia per i professionisti, sia per i loro clienti. L’introduzione del filtro nell’appello civile, con qualche margine di miglioramento, corrisponde all’idea secondo cui non possiamo più permetterci tre gradi di giudizio per ogni controversia, a prescindere dalla sua natura e dal suo valore.>>
Vietti su Raiuno: “Mediazione via principale per snellire macchina giudiziaria”
Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, intervistato questa mattina a “UnoMattina” da Paolo Di Giannantonio, non ha dubbi su quali debbano essere le soluzioni per sbloccare gli enormi ritardi della macchina giudiziaria italiana:
“Il grave problema dell’ingolfamento e lentezza della giustizia civile ci rende il Paese più “multato” in Europa e per uscire da questa situazione ci sono due vie: “Lo snellimento dei riti processuali ma soprattutto puntare ai sistemi alternativi per la risoluzione delle controversie quali la mediazione e la conciliazione”.
Michele Vietti non tralascia nemmeno la giustizia penale affermando che occorre una depenalizzazione e che, anche nel campo penale, é necessario utilizzare sempre di più sistemi alternativi al processo.
CSM: Vietti, la mediazione va incrementata
Da Il Sole 24 Ore:
La mediazione è «un’utile strumento deflattivo del contenzioso giudiziario» e quindi «merita di essere promossa e incrementata». Queste le considerazioni emerse ieri nel corso di un incontro tra il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e l’avvocato Lorenza Morello, presidente dell’Associazione avvocati per la mediazione. Vietti sottoporrà al Csm «eventuali iniziative utili a sensibilizzare anche la magistratura perché siano sperimentate tutte le potenzialità di questo istituti».